martedì 1 maggio 2007

Fare cultura o subirla?



Nell'aprire questo blog intitolato Una voce poco fa (in ossequio alla mia passione operistica). Il mestiere dell'artisita in Italia oggi. Fare cultura o subirla?, ho forse dimenticato una cosa abbastanza fondamentale: dare una definizione di cultura, o perlomeno quella che io penso sia la cultura (visto che l'oggettività è un bene che si va perdendo dato che come si dice in linguaggio televisivo "ognuno fa' come ie pare").

I miei studi classici, infatti, mi hanno insegnato che prima di affrontare un argomento sarebbe necessario fornirne una definizione così d'avere un minimo di certezza riguardo all'argomento affrontato e dei limiti della trattazione. Spesso, alle scuole medie e nei primi anni di liceo, mi sono beccato diversi 4 perché nonostante avessi scritto una composizione molto bella ero finito fuori tema!

Per dare una definizione di cultura quindi, tanto per svecchiarmi un po', non ricorrerò al classico dizionario della Treccani ma alla definizione di Wikipedia che, devo ammetterlo, non mi è sembrata per nulla generica o carente:

In sintesi, la cultura può essere vista come l'identità di un popolo (comprendendo la lingua, i costumi, la religione, la moneta ecc.), tuttavia si possono anche distinguere due concezioni fondamentalmente diverse:

Una concezione umanistica o classica presenta la cultura come la formazione individuale, un'attività
che consente di "coltivare" l'animo umano (deriva infatti dal verbo latino colere).

Una concezione antropologica o moderna presenta la cultura come il variegato insieme dei costumi,
delle credenze, degli atteggiamenti, dei valori, degli ideali e delle abitudini delle diverse popolazioni
o società del mondo. Concerne sia l'individuo sia le collettività di cui egli fa parte.

Concordo pienamente sulle due accezioni del termine ma, per il motivo di cui sopra, mi piace di più quella umanistica. Coltivo la flebile speranza che l'immagine dell'animo umano paragonato ad una pianta che vada coltivata e che possa crescere rigogliosa alimentata dallo studio e dalla conoscenza rimanga ancora valida.

Per rimanere sul web ho visitato le pagine di cultura di tre notissimi quotidiani nazionali:
Il Corriere della Sera, Il Giornale e La Repubblica.

Cito in ordine di apparizione i titoli della pagina di Spettacoli e Cultura de Corriere.it

- Torna Funari, l'apocalittico.
- Luttazzi in tv dopo cinque anni. Ospite da Biagi
- Londra, guepière al posto del tutù.
- Locali «crying clubs», l'ultima tendenza: paghi e piangi
- Richard Gere si scusa con l'India per il bacio a Shetty
- Funari presenta il programma e cade.
- Gere si scusa con l'India per il bacio
- Fan della Bullock aggredisce il marito.
- Morto il musicista Rostropovich

Già da questo elenco ci sarebbe molto da dire ma forse prima è meglio avere la panoramica completa.
Il giornale.it divide fra Spettacoli e Cultura. Una scelta piuttosto condivisibile

Cultura:
- Riccardo Muti: Un grande artista in difesa della fratellanza
- Una ribellione senza mezzi toni
-Quando promuoveva un libro di Solzenitzjin
- Quel "greco" classico vittima di Robespierre
- Hokusai la radiosa alba del Sol Levante

Spettacoli:
- "Rosto", ribellione senza mezzi toni
- Funari "M'hanno esiliato" sono di nuovo in guerra
- "Balls of steel". Vince il più dispettoso
- Benigni farà una serata evento
- Ulisse di Angela torna su Rai3
Titoli in piccolo:
- Bacio scandalo: Gere chiede scusa
- Hugh Grant risarcito dalla stampa inglese
- Pazza terrorizza Sandra Bullock

E infine laRepubblica.it che giustamente divide fra i diversi argomenti:

TELEVISIONE
Funari su Raiuno:
"Io non torno mai"
IL PERSONAGGIO
Jane Fonda:
"A 70 ho scoperto d'amarmi"
MUSICA
E' morto Rostropovich, una vita da leggenda
NELLE SALE
"Salvador" un ragazzo ribelle ucciso dalla garrota di Franco
HOLLYWOOD
"Starveglianza", in tv
il lato segreto dei divi
PRIMO MAGGIO
Concerto con lo slogan
"Sicurezza sul lavoro"

Mi pare chiaro che per i quotidiani vale l'accezione di cultura in quanto insieme di costumi, valori e credenze, atteggiamenti, ideali etc... Tenuto presente che la mia lettura coincideva con la morte del grande violoncellista Mitislav Rostropovich (anche se il Corriere ha pensato di darla come ultima notizia di cultura ritenendo più importnte il ritorno in tv di Funari con relativa caduta alla conferenza stampa!) mi sentirei di affermare che nella cultura moderna la televisione la fa da padrona conquistando la quasi totalità dei titoli. Al secondo posto il gossip hollywoodiano che dovrebbe essere quello più d'elite rispetto al casareccio. A parte la morte del già citato Rostropovich (ampiamente trattata dal Giornale, non a caso come icona anticomunista, anche se nel titolo di testa sembrava si parlasse di Muti!) , il Corriere dedica un titolo al balletto (anche se con accezione un po' voyeuristica) ed il Giornale ed un articolo su di un artista giapponese(?).

Se dovessimo basare la nostra cultura e la nostra formazione individuale da questi titoli ne uscirebbe che siamo ossessionati dalla televisione (che, con programmi come Uomini e Donne, Amici, L'Italia sul Due etc... mi pare contribusica assai positivamente alla formazione degli individui), pettegoli, tendenti a politicizzare i fatti e pure un po' guardoni. Non c'è male!

Con tutto il rispetto dovuto (ammesso che ne sia dovuto) non so quanto siano edificanti Funari, i pazzi che aggrediscono Sandra Bullock (qual'è poi?) e Jane Fonda che a 70 anni scopre d'amarsi (e chi se ne frega, non ce lo metti?). A tratti non si distingue più alcuni quotidiani ed anche telegiornali (ahimé!) da una rivista scandalistica. Suggerisco una legge che calmieri la quantità di gossip nelle notizie!

Questa mia provocazione vorrebbe reclamare, da parte dei mezzi d'informazione, un' offerta "culturale" in grado non solo di solleticare gli instinti medio-bassi del pubblico ma anche, per chi lo desideri, di stimolare alla conoscenza ed alla crescita personale.

- Tu sogni. Il mondo non va così! - Mi sono sentito dire parecchie volte. Mi piacerebbe allora sapere chi è che lo fa andare così, perché da ciò che mi risulta le cose non vanno così da sole! Credo sia proprio questa arrendevolezza che permette a pochi di fare andare il mondo secondo i loro interessi. Ecco perché ho scritto fare cultura o subirla. La scelta sta a noi. Io ho scelto di non dire il mondo va così. Voglio cercare di fare qualcosa per farlo andare diversamente, partendo proprio dalla cultura!

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